Le donne di Coccadoro sono quattro, sono quattro signore ciascuna con un nome bellissimo: Roberta, Daniela, Anna e Christine. Se scorrete il sito avrete modo di apprendere il background di ciascuna, alcune brevi ma incisive peculiarità e potete soffermarvi sui loro volti. Le signore sopracitate, da quando il sito Coccadoro ha avuto il suo esordio in rete, sono state travolte da un fuoco incrociato di interviste che sono andate su tutti i media: dalla carta stampata ai giornali online, dalla tv alla radio e ai canali youtube.
Insomma, da vera mosCOCCA (per definizione insetto talvolta fastidioso) io Claudia Picciotto rivendico il mio momento di celebrità dicendo che di trovarsele sempre in giro non ne posso proprio più. Ma le mosche, quelle più intelligenti e riflessive (riporterò in seguito studi scientifici che dichiarano che alcune specie di questi insetti sono spiccatamente caratterizzati dalle doti cui precedentemente ho fatto riferimento) studiano anche il comportamento delle Donne Coccadoro all’atto dell’intervista, quale che sia il media che le interpella.
Questa volta, nella descrizione etologica dei quattro esemplari, procedo in ordine alfabetico.
Anna si concentra con tutte le sue forze per essere trasparente, se non ci riesce quantomeno prova ad essere invisibile, se non ci riesce fa di tutto per nascondersi e apparire e disparire, di fatto se chiamata forzatamente ad intervenire esibisce un eloquio da dottissimo nunzio e non tradisce alcuna emozione come il miglior conduttore di telegiornale da prima serata televisiva.
In Christine non trapela alcuna vergogna, è li pronta e disponibile, preda delle sue emozioni, sintonizzata perennemente sulla banda più larga del sorriso, della spontaneità, della gioia di essere in qualsiasi posto si trovi, smaccatamente sicula a dispetto del suo essere austriaca durante l’ultima intervista, per non restare da sola nel suo soggiorno, ha deciso pure di aprire la porta e fare entrare il cane Dracot, casomai costui avesse avuto voglia di intervenire.
Daniela ha sempre sostenuto che davanti ad uno schermo o, comunque, se intervistata sarebbe stato estremamente difficile farle aprire bocca. L’evidenza la smentisce di giorno in giorno: pur di parlare alza la mano, sbatte gli occhi con fare seduttivo, interrompe, si agita sulla sedia per riportare l’attenzione su di sé e a breve , non si esclude, potrebbe montare nella sua direzione una freccia al neon a luce intermittente che la indica.
Veniamo a Roberta che ha l’aplomb della signora del VI arrondissement della Parigi degli artisti impegnati e lo charme dell’intellettuale fascinosa che traduce in poesia gli oggetti da lei immaginati, ideati e forgiati. La De Grandi (nomen omen) occhieggia alla telecamera con savoir faire ma al momento giusto e soprattutto nel confronto con la Graziano e’ disposta ad un “ingresso a gamba tesa sull’avversario” (persino il padre Fiordaliso ne sarebbe stato fiero) pur di aggiudicarsi il goal della vittoria.